L’ho vista allontanarsi verso Santa Lucia, ancor di più verso Bocca di Strada, stabilizzarsi verso Ramera, accorciarsi verso Zoppé, superata a San Vendemiano. Poi ho ascoltato l’onda di applausi muccati riavvicinarsi col passaggio della prima donna e assistito il risorpasso (furbo) nella chicane d’ingresso al porfido.
In salita metto più forza, non guadagno, in discesa metto più frequenza, non guadagno, sul tappeto rosso ci metto il cuore, arrivo dietro.
Nel database IAAF vedo una 25enne con PB 1h12’57” in mezza, buono per vincere queste gare con passo elastico e leggero, quello che un tempo segnavano altri campioni osservati alla partenza.
Davanti alla linea Franco Arese (ha detenuto i record italiani dagli 800m ai 10’000m in contemporanea) , che dopo i 70 anni gira ancora come una trottola per Karhu, marchio da rinnovare. Dietro alla linea Venanzio Ortis, 1h35′ a 61 anni, rimasto nella storia per 2 fantastiche volate ai Campionati Europei di Praga, primo sui 5’000m (sopra) e secondo sui 10’000m (sotto), vicino a ritmi da record del mondo.
Molto vicino ai record del mondo sui 10’000m (27’31″5 vs. 27’22″4) e poco lontano sui 5’000m (13’20″8 vs. 13’08″4) abbassati entrambi da Henry Rono in quel magico 1978 da 13’12″9 / 27’30″5. Venanzio come i migliori Baldini e Meucci su pista, prima che l’ondata nera spostasse mezzo minuto / un minuto sotto.
Troppi numeri? Ecco la maratona di New York 1986 e nel link l’ultimo tratto da Columbus Circle … and the winner is? … Dopo l’arrivo a Conegliano mi sono intrattenuto a lungo con Gianni Poli, fino al congelamento delle estremità, discorrendo anche di come i runner odierni conoscono poco la storia dell’atletica. Eppure basta girarsi intorno e parlarci, meglio che attaccarsi a internet, fra Google e YouTube.
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