Forse perché ci ho annegato la mia carriera agonistica giovanile come la maggior parte dei mezzofondisti, mi faccio mille remore a proporre l’anaerobico lattacido agli atleti che seguo. La maggior parte frequenta distanze in cui la componente metabolica del meccanismo è minima, ma ci sono aspetti utili nelle esercitazioni che lo coinvolgono.

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A dire il vero volevo far eseguire un interval training sui 200m, poi l’opportunità di raggruppare atleti di livelli lontani mi ha fatto dilatare a 2′ il recupero consentendo ai più feroci di essere anche più veloci, 32″±1, e di rifiatare a chi arrivava in 45″±1. Almeno 6 prove, meglio 8, alcuni 10: una specie di allungo prolungato, con tutta la prudenza di chi non è avvezzo alle curve in pista. Fatto a Creazzo mercoledì, fatto a Cassola giovedì: attendo feedback per calibrarne l’utilizzo, molto individuale. Non solo nell’affaticamento muscolare, anche in quello nervoso.

http://youtu.be/etAIpkdhU9Q

Come le auto storiche della Mille Miglia lasciavano scie di incombusti – l’olio in alcuni scarichi faceva pensare a motori a 2 tempi – così il lattato inquina i tessuti anche dopo lo smaltimento. Dosi minime, sempre e comunque, per non sentire Hells Bells, come cantava Brian JOHNSON, grande protagonista in questi giorni per le strade d’Italia.

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