Grande successo social per la foto di Gian Carlo CHITTOLINI che mostrava un allenamento collettivo a Otaniemi nell’agosto 1986 in preparazione per gli imminenti Europei di Stoccarda, dove tre moschettieri colsero medaglia. Daniele MEUCCI era ancora in fasce, se così si può dire (1985/10/07), e, considerando che arrivò all’atletica dal calcio a 17 anni, penso si sia ispirato più a Stefano BALDINI e dintorni che a Francesco PANETTA, Alessandro LAMBRUSCHINI, Alberto COVA, Salvatore ANTIBO (da sx a dx).

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Eppure fino all’ultimo Daniele MEUCCI ha cercato medaglie in pista, dove ne hanno trovate molte gli atleti qui cronometrati da Giorgio RONDELLI, mentre immagino Gelindo BORDIN correre nei boschi finlandesi inseguito in bici da Luciano GIGLIOTTI.

Salvatore ANTIBO non ha mai provato la maratona, pur avendo la base volumetrica per affrontarla, Alessandro LAMBRUSCHINI ha scoperto successivamente il gusto dell’ultra-pista (e degli specialità multiple), Francesco PANETTA ha provato a moderare la potenza del suo turbodiesel alla fine della sua carriera, ma non è riuscito a contenere i consumi, Alberto COVA avrebbe potuto fare tutta la sua carriera in maratona se solo avesse deciso di prolungare fino ai 42,2km il test di 30km ai Campionati Italiani di inizio maggio 1982: passeggiava a 3’05”-10″ insieme a Massimo MAGNANI e Giuseppe GERBI che finirono in 2h11’28″/25″ a Ferrara. Poi il brianzolo ci prese gusto a vincere in volata sui 10’000m e infilò tre ori in successione Europei-Mondiali-Olimpiadi. Quando si liberò mezza stagione per prepararla al meglio si fece male nella primavera 1985, tornò in pista per l’estate (doppietta 5-10’0000m in Coppa Europa) e poi sembrò pronto per ripetere Europei-Mondiali-Olimpiadi. Purtroppo la sua carriera da podio finì sul cordolo del Neckarstadion di Stoccarda: caviglia fuori uso e non più recuperata, almeno a quei livelli.

Mi sono dilungato su Alberto COVA per recuperare due lunghi post di inizio 2012, il primo per ripercorrere la sua carriera e il secondo per raccontare le estese combinate cross-maratona di trent’anni fa e un focus proprio sui CI di Ferrara 1982 (meraviglioso spessore di risultati rispetto ai giorni nostri: l’amico Mario BINATO è 20^ con 2h21’49”). Tutta gente che faceva normalmente i cross e poi un dritto in maratona, senza disdegnare la pista: per chi ne volesse una riprova, ci sono i diari del 1984 di Orlando PIZZOLATO dove nella prima metà di luglio c’è un 1’500m in 3’50”, 5-10’000m ai Campionati Italiani e un 5’000m con la maglia azzurra in un’incontro internazionale. Ancora un mese dopo il pb sui 3’000m in 8’01” incastrato fra molte gare su strada, due mesi e mezzo prima del primo trionfo a NYC.

(ph. COLOMBO/FIDAL) Poche ore prima della partenza proprio Orlando aveva ben riassunto su facebook alcuni precedenti di successo alle Olimpiadi: dall’epica impresa di Emil ZATOPEK a Helsinki 1952 (all’esordio in maratona) al formidabile Lasse VIREN che provò a copiarlo 24 anni a Montreal 1976 con tutt’altra concorrenza e programma orario, passando per Frank SHORTER che forse è l’esempio più moderno a Monaco 1972 (batteria/finale dei 10’000m sotto i 28′ quando il record del mondo era pochi secondi avanti) e vittoria in maratona con 2h12′. Accoppiata vincente che gli era riuscita Giochi Panamericani l’anno precedente a Calì.

Troppo indietro negli anni? Forse una volta si funzionava meglio perché si elucubrava meno: quando l’atleta è solido sul piano aerobico, muscolare e della condizione di forma non ha paura di niente. Daniele MEUCCI ha fatto bene a correre la finale diretta dei 10’000m mercoledì sera, avendo tre giorni completi per recuperare in vista della maratona domenica mattina. Conta poco l’esperienza quando si è forti (*): al terzo tentativo sull’ostica distanza ha sbaragliato il campo. Ora ha un’autostrada di duro lavoro fino a Rio 2016, passando forse per Pechino 2015, dove imparare a essere veloce come i suoi avversari, ma neanche più di tanto, come ripete anche l’ultimo campione olimpico e mondiale, l’ugandese Stephen KIPROTICH, che ha personali vicini a quelli di Stefano BALDINI: l’importante è essere il più forte e fortunato quel giorno. Etiopi e kenyani si scanneranno per la selezione, poi qualcuno sbaglierà l’avvicinamento o la tattica di gara e basterà sfruttare i varchi che inevitabilmente si apriranno, anche fra chi corre in 2h04′-05′. A meno che non arrivi un altro Samuel WANJIRU formato Pechino 2008: imbattibile.

(*) in pista nel 2014: 27’36″53 10’000m (Palo Alto, 04/05), 13’36″83 5’000m (Valenje, 01/07) un mese e mezzo prima di Zurigo

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