Carla è una runner appassionata, allieva Scuola di Corsa fin dall’inizio ormai tre anni fa, che si trascinava difficoltà di movimento a una coscia nei momenti di affaticamento. Ha accettato di confrontarsi con il kinesiologo che tutti fuggono, ha accettato di andare in palestra per il recupero funzionale e di eseguire slanci dell’arto libero a ogni fermata. Poi il dottore le ha suggerito uno stimolo aggiuntivo, prove veloci e prolungate con recupero completo per coinvolgere maggiormente la muscolatura. Così abbiamo affrontato la spiacevole fatica anaerobica, non perché serva a qualcosa per le sue prestazioni, ma per un più consapevole funzionamento corporeo.

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Da fine luglio abbiamo cominciato con distanze brevi (5x200m in 37″, 6x150m in 26″) poi a fine settembre ho provato una scaletta ascendente 150/200/250/300, sempre 900-1’000m totali, ma già ai 250 aveva dato tutto (vd. regressione blu nel grafico). A inizio ottobre ho provato la stessa scaletta discendente 300/250/200/150 (vd. curva concava rossa nel grafico), ma il vantaggio accumulato nelle prime prove più lunghe si è affievolito in quelle più brevi, tanto che la somma dei tempi è quasi uguale dopo una settimana. Ormai ne mancano solo tre alla Venice Marathon: remi in barca e manteniamo le qualità specifiche. Funzionerà? La risposta sui ponti degli ultimi chilometri.

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