Per alcune unità è una lotta millenaria (si pensi alla suddivisione del tempo e degli angoli di origine mesopotamica) per altre secolare (si pensi al sistema metrico di origine francese e alla misura delle calzature): la vita è tutta una conversione. Già Archimede aveva calcolato un’ottima misura di pi-greco che ci avrebbe liberato presto dai gradi sessagesimali, lasciando all’ingrata unità la recente disputa fra Celsius, Farenheit e Kelvin. Capirete che la vita dello studente di ingegneria chimica, nata in lingua inglese, è tutta un balzo fra costanti e misure delle possibili unità, fra cui svetta la terribile Btu, che trova ancora posto nelle targhette di caldaie e condizionatori insieme a Cal e kJ. Ognuna ha la propria dignità e motivazione storica, l’importante è farla capire.

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Chi corre quasi non si accorge del profondo imprinting inglese nelle distanze tradotte nel sistema metrico. Partendo dal miglio (=1’609,34m) e arrotondando, si ottengono tutte le misure delle varie distanze in pista dividendo in progressione geometrica per 2-4-8-16: invertendo abbiamo 100-200-400-800m. Andiamo in su e moltiplicando per 2-3-6-13-26 abbiamo 3-5-10’000m mezza e maratona. A dire il vero la maratona nacque sulla distanza di 40km circa, poi ci pensarono proprio gli inglesi a definirla come 26miglia e 385yard per congiungere il castello di Windsor all’arrivo nello stadio Olimpico del 1908. Dorando PIETRI fu vittima anche di quella prolunga.

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Di sicuro farà meno vittime la Dieci Miglia delle Rose, anche se potrà fare caldo l’11 maggio: l’atipica distanza è buona per congiungere alcune località della campagna rosatese ritenute interessanti dagli organizzatori. Ci penserà la tradizione e il favore dei runner ad aggiungere appeal a una misura in inglese, cominciando a tenere fermo il tracciato: nei link i feedback 2011-12-13, purtroppo sarò assente quest’anno.

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