Uso facebook in modo poco attivo e ho ritrovato Giorgio quando è rientrato nel radar blogger: forse conviene agganciare i ricordi al diario di un sito che a quello di un social, anche se lui preferisce ancora quello cartaceo. Ha lasciato traccia della maratona di Lucca 25/10 (2h29’01” = 1h14’41 + 1h14’20”), felice del tempo che doveva fare a Budapest 11/10 due settimane prima, poi tartassato dal raffreddore, che lo tormenta fino alla partenza per la Cina due settimane dopo, poi respinto alla dogana per mancanza di visto, per soffrire troppo in Abruzzo domenica scorsa.

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Così torno un po’ indietro nel suo diario facebook e vedo una mezza in 1h10’05” ai Campionati Italiani di Telese, madre di tanto ottimismo poi annacquato nella malattia, e questa bella intervista con alcune perle, da rileggere anche per chi già le conosce.

Non mi sono mai ritenuto particolarmente resistente e non c’è stato un momento specifico in cui mi sono accorto di esserlo. Ho sempre corso tanto, perché mi piaceva e perché provavo piacere nel partecipare alle gare. Questo mi permetteva inoltre di passare del tempo con mio padre e di conoscere nuovi posti. Facevo soltanto ciò che mi indicava il mio istinto e devo ammettere di non aver mai pensato di essere particolarmente resistente.

È stato tutto molto graduale! All’inizio correvo 2 ore, poi passando alle maratone le 2 ore e 30/2 ore e 40 le correvo tranquillamente. Il passo successivo è stato prendere parte a maratone quasi tutte le settimane. Mi invitavano, mi divertivo ed è stato per me quasi naturale. Un giorno poi mi proposero una 50 km, io pensai che 50 km non sono poi così lontani dai 42, solo 8 in più! Prima provai quindi a correre 50 km e poi passai a 78. Certo 78 sono molti più di 50, ma ne ero intrigato!

Pensando però alle motivazioni, la prima che mi ha spinto a scrivere è stato il desiderio di tenere una sorta di diario, come quelli che si tengono nel cassetto. Il tempo può cancellare i ricordi e ho pensato a questo come un modo per farli rimanere maggiormente impressi. Un’altra motivazione è stata il desiderio di archiviare le mie gare, continuando quanto iniziò mio padre, come raccogliendone il testimone.

A 10 anni, quando ho iniziato a correre, mio padre mi fece un album delle gare. A dire il vero, ne fece più di uno tante furono le gare a cui partecipai! Scriveva la data, il tempo, la posizione e vi allegava la foto. Mio padre mi insegnò a dare la dovuta importanza ai ricordi! Noi cambiamo, le cose un po’ si dimenticano, ma attraverso le foto abbiamo la possibilità di vedere, come diceva lui, di scoprire come eravamo 10 o 20 anni prima.

Un altro aspetto che mi ha spinto a scrivere è l’interesse manifestatomi, da alcune persone, nel poter leggere delle mie gare e delle mie sensazioni. Non ho fini pubblicitari, ma ho il piacere di condividere i miei pensieri con chi ha interesse nel leggerli. Il sito, inoltre, mi è stato regalato e credo che prendermene cura sia un modo per ringraziare chi mi ha fatto questo dono.

Anche se rileggere delle tue gare può aiutarti a scorgere dei possibili errori, le motivazioni che mi spingono a scrivere non sono connesse alla speranza di migliorare come atleta. Credo infatti che quanto faccio sia un modo per raccogliere il testimone passatomi da mio papà, condividendo le mie sensazioni con le persone che hanno piacere di leggerle.

Quando iniziai a fare molte gare e prendere parte a tante maratone, capitava che la gente mi si avvicinasse, per mettermi in guardia da possibili infortuni o per dirmi che così mi sarei logorato. Mio padre invece mi ripeteva sempre “non dare retta agli altri, ma ascolta te stesso”. Il sapere ascoltare me stesso è l’aspetto che maggiormente mi ha contraddistinto come atleta.

Seppure corressi 30 maratone l’anno, in un periodo storico in cui la tendenza era di correrne 2 o 3, non mi sono fatto spaventare da moniti di sicuri infortuni. Ho ascoltato mio padre e il suo consiglio di ragionare con la mia testa. Questo mi ha permesso di non lasciarmi spaventare e di prendere, di conseguenza, parte a molte gare.

Un’altra cosa che mi ripeteva era di non darmi mai per sconfitto, di ascoltare i segnali che arrivano dalle mie gambe e che le gambe le avevo io. Mi diceva anche di credere sempre nelle mie possibilità e di dare sempre il meglio di me stesso. Sono certo che queste frasi mi hanno contraddistinto come atleta.

Un’ultima frase che credo mi abbia caratterizzato è “la corsa la devi vedere sempre come un divertimento, una possibilità per scoprire un posto nuovo e conoscere nuova gente”. Alla base della mia scelta di prendere parte a molte gare credo che ci sia questa motivazione, trasmessami sempre da mio padre.

Io non ho particolari tecniche di rilassamento e forse, avendo fatto molte gare, ho la fortuna che alcune cose vengano da sé. Comunque, se dovesse succedere di sentirmi teso, penso che non sarà questa gara a cambiare la mia vita. Credo, infatti, sia importante inserire la gara in un contesto più ampio. Se penso a quante altre maratone farò e a quante volte ancora avrò la possibilità di testarmi, capisco che anche se va male questa volta, tra una settimana, 10 giorni o il mese prossimo avrò la possibilità di rifarmi. Concentrarsi sulla singola gara porta a iper-valorizzarla, mentre se la si vede in un contesto generale le si ridà il suo vero valore e questo aiuta a rilassarsi.

Molte persone che conosco mi riferiscono di dormire male la sera che precede una gara o di incorrere in diversi problemi, perché non hanno un approccio sereno verso di essa. Si lasciano prendere dall’ansia. Purtroppo se mi stresso faccio una cosa controproducente. Non risolvo nulla e per di più finirò per andare più piano. La gara come va, va! Se ci penso ripetutamente non andrò più forte!

Firenze-Faenza 31/05/2015 100Km del Passatore - Foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo ColomboMolti atleti che conosco quando vanno in difficoltà si fermano, secondo me sbagliando. A mio modo di vedere una persona deve comunque cercare di arrivare, accettando ogni risultato possibile. Poi va anche detto che le crisi passano! Ti posso portare come esempio l’ultima 100km del passatore a cui ho partecipato. Al 35esimo km ho avuto una crisi che mi ha portato a perdere anche 30 secondi al km. Ero primo, poi sono stato superato e sono diventato secondo e poi terzo. Mi sono trovato molto staccato.

Al km 80, quando avevo quasi perso le speranze, ho iniziato a sentirmi meglio e ho alzato l’andatura e dai 4 minuti e 30 di distacco, che avevo, sono perfino riuscito a vincere la gara con 2/3 minuti di vantaggio. Se invece ti fermi non potrai mai sapere se la crisi avrebbe o meno potuto passare.

Credo sia importantissimo saper affrontare le crisi sia in gara, sia durante il periodo di allenamento. La crisi può essere anche intesa come un periodo, nella fase di allenamento, in cui uno va piano e in cui non riesce più ad ottenere i tempi che realizzava prima, finendo per abbattersi. Una persona deve ragionare per comprendere il motivo alla base della crisi. Può essere una carenza nutrizionale, un sovrallenamento o la necessità di riposarsi. Sapere cosa l’ha causata può aiutarti a farla passare.

Se una persona è fisicamente predisposta per le lunghe distanze, ma non si pone mentalmente con il giusto approccio non riuscirà a concludere una gara di questo tipo. Credo addirittura che possa andare più forte una persona non è predisposta, ma a cui è stato insegnato il giusto modo di allenarsi il giusto approccio a queste gare.

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