12240004_10207029210842735_1806673963517466502_n_cropEsattamente un anno fa, ero qui a pensare alla “ciambella senza buco” uscita alla Turin Marathon e a quanto male era finita dal punto di vista, prima che cronometrico, fisico. A parte la moderata soddisfazione di Roma nel marzo dello stesso anno, era stata l’ennesima maratona (settima) terminata con grande fatica e con pause di cammino negli ultimi km.

Era anche stata la prima maratona preparata con i lunghi spezzati e, nonostante questo, ero arrivato stanco al via, sopratutto mentalmente. Dubbi e incertezze s’insinuano, ma si sa benissimo che non troveranno risposta fino alla maratona successiva.

Settembre 2015. La maratona scelta è Verona visto che da quest’anno si corre a novembre ed è anche vicina a casa. Stessa preparazione (con Chiara coach al posto di Stefano coach nel funzionale del giovedì) con un’unica differenza: “lunghi spezzati” corsi sabato pomeriggio – domenica mattina (cosa che non ero riuscito a fare l’anno scorso) e con due/tre accelerazioni di qualche km durante quello del sabato. La domenica, sempre in compagnia con altri NR alle marce in zona (quindi con qualche km in più rispetto la tabella) o, in assenza di marce, comunque in gruppo (con GarminCobra a segnare la via nell’ultimo dell’1/11 a caccia di cimiteri/ristoro!).

IMG-20151115-WA0016_FBSarà un caso, ma un effetto positivo già lo sento nei giorni precedenti la gara: tensione zero e zero pensieri sulla gara (prima volta!). E giovedì 12, altra coincidenza, arriva il post su Giorgio Calcaterra con il riassunto del suo “spirito” di partecipazione alle gare.

15/11, ore 9, via! Solito intasamento in partenza, ma non stacco gli occhi dai palloncini dei pacer delle 3h20′ più avanti di una cinquantina di metri. Imposto un ritmo che mi permetta di raggiungerli con calma, però mi rendo subito conto che vanno ben più forte di quel che dovrebbe essere il loro passo. Che fare? Continuo col mio passo e spero di accorciare e accodarmi ai 30/40 atleti che seguono i pacer approfittando dei rallentamenti che potrebbero avere ai ristori.

Bene, ma verso i 20km si pone un altro quesito: i pacer continuano ad andare troppo forte, ma se mi sfilo rischio di restare solo o con poca compagnia al bivio mezza/maratona. Scelgo pensando alla mezza di Cittadella del 2013, quando ho seguito te e tuo fratello Matteo (ero senza GPS) senza pensare al ritmo che stavate tenendo (pb anche lì, che coincidenza!).

IMG-20151115-WA0015_crop_FBQuindi resto attaccato ai pacer e mi dico “puoi dimenticarti del GPS, segui loro e ti porteranno a Verona”. Scorrono veloci i km dal 25 a 30 e penso che sono quelli durante i quali era iniziato il Calvario a Torino (brividi…), però mi rendo conto che sto bene e che per stare sotto le 3h20 potrei addirittura rallentare di quasi 20″/km. Oltre a questa nota positiva, al giro di boa da Parona verso Verona, affianco uno dei pacer che mi dice “tranquillo è fatta, ora c’è anche discesa”.

Da lì, inizia la fase di euforia che cerco di “contrastare” pensando che mancano ancora oltre 10km e che le crisi possono sempre arrivare, però mi sento troppo bene e sotto sotto son certo di farcela. Si tratta solo di capire di quanto scenderò sotto le 3h20′ e son bei ‘problemi’ a cui pensare! Continuo col mio passo, a 37km restiamo in tre con uno dei pacer che ci avverte di portarci fino al 40km e poi rallenterà.

Per me non cambia niente, anzi: credo attorno al 41°km, mi bevo una salita tutta in spinta col sorriso già stampato in viso che, in altri frangenti, avrei vissuto come un’ascesa sul Grappa. Infine, il porfido. Se c’è porfido, c’è il centro città e se sei a Verona lo puoi trovare vicino all’Arena. Vicino alla famiglia che m’aspetta … 3h17’17’

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