IMG-20151025-WA0022_crop_FBQuando mi ero iscritto ad inizio anno, i miei presupposti erano altri. Dopo una emozionante stagione del triathlon conclusa ad agosto, avevo tutto il tempo per riposarmi e prepararmi a puntino per la maratona di Verona. Però come sempre ci sono degli imprevisti: dai dentini di Cesare che avevano deciso di spuntare (= notti in bianco) ad alcuni problemi fisici che mi hanno allungare ulteriormente il mio riposo. Però la sfida ormai era lanciata e non potevo tirarmi indietro.

Ho corso la tradizionale maratona di Venezia (quarta consecutiva) praticamente senza allenamento ma a ritmo tranquillo con gli amici dell’Asla (= un lungo per Verona) e le ultime tre settimane, a forza di ripetute, sono state un disperato tentativo di recupero. Mi sono giocato la carta della superstizione,  andando a palpeggiare le tette alla statua di Giulietta il giorno prima della gara. Però sapevo che ci voleva un miracolo per mantenere la promessa fatta molti mesi prima al mio coach Vivian (starò sotto le 3h45)’. Comunque non avevo nulla da perdere, come sempre, e così mi sono presentato ai nastri di partenza.

Che fosse una giornata di merda lo avevo intuito già da subito. Già dai primi km ho cominciato a scoreggiare, ma ciò, invece di darmi una spinta, mi hanno messo insicurezza e preoccupazione. Avevo sbagliato equipaggiamento, faceva molto freddo e avevo addosso solo una semplice maglietta. Le gambe erano così così, ma erano il problema minore. Il mio pensiero era per le perdite che km dopo km cominciavano ad essere sempre più forti e puzzolenti. Ne ho avuto conferma voltandomi e vedendo che nessuno mi teneva la scia.

IMG-20151114-WA0013_crop_resIl passaggio alla mezza era tutto sommato sulla tabella di marcia (1h57′) però al venticinquesimo il dolore era forte e quando ho visto un enorme campo sulla destra, non ho resistito. Ho scavalcato il reticolato con estrema attenzione per paura di lasciarci le palle e ho trovato un angolino tranquillo. Li, in mezzo a degli alberi, avrei potuto fare le mie cose con calma e senza essere disturbato da nessuno. Mi sono denudato e, dopo essermi accovacciato,  mi sono sfogato. È stata una liberazione.

Per quanto riguarda la pulizia, ho avuto ulteriori problemi. Gli alberi che mi circondavano avevano le foglie piccole. Non sono esperto di botanica, quindi non saprei dirvi che alberi fossero. Ho dovuto spostarmi ulteriormente di una decina di metri per trovare delle foglie a musura giusta. Ho potuto finire con calma le operazioni di pulizia. Sono ripartito ma la gara ormai era andata.

Al ristoro del trentesimo km ne ho approfittato per lavarmi bene le mani nella bacinella (per la felicità di coloro che mi seguivano). Quindi gli ultimi km, li ho affrontati a ritmo turistico. Ormai avevo avuto un crollo più morale che fisico. Quando mi hanno raggiunto i palloncini delle 4h30′ a due km dal traguardo,  ho avuto un piccolo scatto d’orgoglio. Va bene tutto, ma non terminare sopra le 4h30′. Mi dispiace per non aver mantenuto la promessa a Enrico. Comunque devo essere sincero: anche senza problemi intestinali, probabilmente non ce l’avrei fatta lo stesso.

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