Evidentemente il mio running coach Enrico Vivian dev’essere un amante degli animali in quanto riesce a dare una definizione faunistica alle gare. E così, dopo aver ribattezzato “la corsa dei salmoni” la mezza dei sei comuni, ecco la “corsa dei criceti” …

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Si tratta infatti della maratona finale del Triathlon Challenge di Venezia. In gergo tecnico si chiama Ironman, ma se volete fate come mia mamma che, non avendo dimestichezza con l’inglese, la chiama corsa dei matti. In effetti, io che questo tipo gare le ho già fatte, un po’ matti lo siamo.

La gara consisteva di nuotare da Venezia al parco san Giuliano di Mestre (3,8 km), poi salire in bici e fare 180 km tra le campagne delle province di Venezia e Treviso (senza la scia) e infine la “corsa dei criceti”, ovvero la maratona da 42 km sempre al parco San Giuliano.

Era il mio terzo Ironman, ma a differenza degli altri due, era un Ironman più “discreto”. Se a Francoforte e a Roth c’erano oltre 3400 matti, in questo eravamo solamente in 800. Di conseguenza anche i tifosi e l’entusiasmo era molto più contenuto.

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Organizzare questo tipo di gare non è facile in un paese come il nostro, quindi ho voluto partecipare anche per premiare l’impegno e il coraggio degli organizzatori. Ma c’erano altri due motivi che mi hanno spinto fortemente ad essere al via.

Il primo è per il dovere di riconoscenza verso Venezia, città dove nel 2012 ho corso una maratona in condizioni quasi impossibili. Però dopo aver tagliato il traguardo, avevo capito che potevo fare qualsiasi cosa.

Il secondo motivo è che non capita spesso che un Ironman venga disputato a cinquanta chilometri da casa, quando mai avrei avuto l’appoggio di amici e compagni di squadra.

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La frazione a nuoto non è andata bene (1h27’00”), sei minuti in più dello scorso anno. Questo perché non ho avuto modo di allenarmi molto in piscina e come dicono i vecchi d’osteria, l’acqua è bastarda. Se non bastasse all’uscita, causa bassa marea, mi sono ferito le piante dei piedi con numerosi tagli.

La parte in bici al contrario l’ho fatta bene (5h18’31”). Mi sono ricordato del mio passato da ciclista e in più i percorso si addiceva alle mie caratteristiche.

Ma veniamo alla “corsa dei criceti”, definizione azzeccata visto il tipo di percorso. Infatti i 42,195 km finali si snodavano tra le stradine del parco san Giuliano. Un percorso di poco più di 8 km da ripetere 5 volte.

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Psicologicamente una frazione difficile in quanto pieno di curve, una salita di 150 metri che ti tagliava le gambe e poi il traguardo che lo vedi sempre là ma che non arriva mai.

Io normalmente in queste gare non corro con l’orologio gps, questo perché nei momenti di difficoltà, quando ti sembra di andare veloce a 4 min/km, in realtà lui ti dice che stai andando a 6 min/km. E questo credetemi per il morale è una mazzata.

Questa volta ho voluto indossarlo per due semplici motivi: uno per paura di non fare un giro in più dei cinque previsti. Altro motivo era perché avevo scommesso una birra con il mio amico Luca che sarei stato sotto le 4 ore e mezza.

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Ebbene la birra l’ho vinto, chiudendo la frazione in 4h26’16”. Il tutto grazie ad una tattica studiata in base agli errori dei due Ironman precedenti. Chi pensa che la maratona di un Ironman sia come una maratona come tutte le altre, si sbaglia di grosso.

Molti infatti, dopo una partenza a razzo, li ho ripresi che camminavano o che erano fermi colpiti da crampi. Ho tagliato il traguardo come l’anno prima, con mio figlio in braccio e questa per me è la medaglia più bella.

Il tempo totale di 11 ore, 23 minuti e 23 secondi, 277° classificato su 800 partecipanti. Un ultima cosa voglio dire. Quando ci date dei matti non mi offendo, vi capisco. Ma sbagliate quando pensate che siamo diversi.

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Gli ironmnan sono persone normalissime, padri di famiglia e gente che lavora, solo che non credono all’impossibile e non mollano quando serve. Un Ironman prima ancora che con le gambe e con le braccia, si corre con il cuore e con la testa.

Non mi credete? Allora sapete che vi dico. Margherita Strata, una signora di 75 anni, ha concluso anche lei la gara (ovviamente con i suoi tempi). E con questo vi saluto.

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