Lo abbiamo visto fermarsi presto, troppo presto nella maratona olimpica, sganciarsi dal gruppo compatto a meno di un terzo di gara. Lo abbiamo visto sistemarsi calzatura e allacciatura e ripartire zoppicando senza arrivare. Poi il silenzio fino a ieri per Daniele Meucci

Di che tipo di infortunio si è trattato esattamenteCi abbiamo messo un po’ a capirlo – spiega il trentenne ingegnere pisano -, perché per diversi giorni non riuscivo a camminare normalmente e alla prima verifica diagnostica c’era ancora tanto edema e un’ampia area di tumefazione. Poi esami più approfonditi hanno evidenziato una microfrattura, con un interessamento dell’inserzione del tendine d’Achille sul calcagno, nonché una fortissima infiammazione alla borsa dello stesso tendine. Quello che non mi so spiegare è l’origine perché in allenamento non avevo mai avuto sintomi che mi facessero presagire una situazione del genere e per fortuna in passato non mi erano mai capitati problemi di questo tipo.

Cosa prevede adesso il tuo percorso di recuperoRiposo per circa quattro settimane a base di laser, tecar e magnetoterapia, nuoto ed esercizi per essere certo di ritrovare la giusta postura e, soprattutto, tanta pazienza. Sto trascorrendo qualche giorno di vacanza con la famiglia. Anche se questo infortunio non mi permette di rincorrerli, qui al mare faccio il papà “con il megafono” con i miei due bambini!

Quando ti rivedremo in azioneIntanto devo pensare a guarire bene, poi devo fare un po’ il punto della situazione con il mio allenatore (Massimo Magnani, ndr) e la mia società (Esercito, ndr). Non posso più rischiare di non riuscire a correre una maratona. Sento di avere ancora margini su tutte le distanze, anche sui 10.000, e voglio riscattarmi da quegli episodi che, tra Pechino e Rio, hanno purtroppo compromesso tutto il lavoro fatto per arrivarci. Ci si rivede in inverno, senza forzare i tempi della guarigione.

Nel 2016 per te la vittoria in Coppa Europa dei 10.000 e il bronzo di mezza maratona agli Europei di Amsterdam, ma a distanza di quasi due settimane con che occhi guardi il podio di RioKipchoge ha confermato di essere il più forte, la sua vittoria secondo me non è mai stata in discussione. Per il resto, la maratona, compreso il passaggio alla mezza, ha preso l’andamento che avevo immaginato. Mi sarebbe piaciuto essere lì a giocarmela anche su certi cambi di ritmo che dal mio punto di vista sarebbero stati davvero una bella sfida. E proprio questo, forse, è quello che mi lascia di più l’amaro in bocca.

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Rimane forse il migliore in Europa, quando non ci sono forti colorati d’importazione, che dal corno d’Africa migrano in tutto il mondo: osservare come si alternano le nazioni e guardare dove sono quelli che lo hanno anticipato in mezza agli Europei di Amsterdam (7^ lo ‘svizzero’ Abraham e 17^ il ‘turco’ Ozbilen) e i suoi compagni di squadra e di preparazione (38^ Pertile e 57^ La Rosa). E pensare che la migliore maratoneta italiana (Straneo) non c’era in Olanda, come la migliore marciatrice (Palmisano) non c’era a Roma in Coppa del Mondo a maggio.

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