Copio-incollo-formatto l’ultima newsletter di Orlando prima che siano sovrascritte 5’000 battute dove è spiegato il turbo di Bekele, in prova a luglio 2016

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Nella recente maratona di Berlino sono state conseguite due rilevanti prestazioni cronometriche

  • 2h03’03” di Kenenisa Bekele, che rappresenta la seconda prestazione di tutti i tempi dopo 2h02’57” di Dennis Kimetto
  • 2h03’13” di Wilson Kipsang, quarta prestazione mondiale dopo 2h03’05” di Eliud Kipchoge.

Queste due prestazioni di altissimo livello hanno portato gli statistici e gli appassionati a fare confronti e raffronti con i tempi di passaggio per analizzare come sarebbe potuta svilupparsi una (improbabile) sfida tra i detentori di queste ragguardevoli prestazioni per stabilire (teoricamente) chi potesse essere il più forte maratoneta di tutti i tempi.

Inoltre, statistici ed appassionati hanno potuto gioire del ritorno alle competizioni ad alto livello proprio di Kenenisa Bekele il quale, in seguito ad alcuni infortuni da sovraccarico, non ha potuto esprimere a pieno il proprio potenziale successivamente all’ottimo esordio in maratona, avvenuto nel 2014 a Parigi con il tempo di 2h05’03”.

Ma ai più è passato invece in secondo piano un aspetto “tecnico” particolare, contrariamente agli specialisti che dell’argomento hanno invece discusso con interesse. Ma prima di procedere con l’oggetto della discussione si devono analizzare proprio i tempi di passaggio di Bekele nella gara di Berlino ogni 5km

  • 05 – 14’21”
  • 10 – 14’40”
  • 15 – 14’37”
  • 20 – 14’25”
  • 25 – 14’47”
  • 30 – 14’43”
  • 35 – 14’32”
  • 40 – 14’55”

Come si può notare, la frazione più lenta è stata l’ultima, dai 35 ai 40km, ed è stato proprio in questo tratto che Bekele ha “spinto” per staccare il rivale Kipsang. Certo, si potrebbe affermare che non è stato Bekele a spingere, visto appunto che questa frazione di 5km è stata la più lenta di tutte, e che sia stato Kipsang a staccarsi. Per chi ha visto la corsa in televisione è apparso invece evidente che è stato l’etiope ad accelerare. Quindi, Bekele era in fase di rallentamento e difficilmente avrebbe potuto finire forte. Anche i top runner, per quanto siano allenati, devono far fronte alle stesse problematiche fisiologiche degli amatori, vale a dire si trovano a corto di energie e con i muscoli stanchi e le articolazioni dolenti.

Bekele però ha fatto un finale impressionante: ha percorso gli ultimi 2195 in 6’09”, vale a dire ad un ritmo di 2’48” (!), considerando che veniva da una frazione di 5km corsi al passo di 2’59”. Che accelerazione! Certo, ma Bekele non ha solo fatto girare le gambe come un “frullatore”.

Gli spettatori molto attenti avranno potuto osservare una scena particolare: al rifornimento del 40° c’è stata della concitazione. Come sappiamo tutti, il regolamento prevede che sia l’atleta stesso a provvedere al recupero della propria borraccia, ma alla maratona di Berlino qualcun altro (Jos Hermens, manager di Bekele) ha passato la borraccia all’etiope. Hermens è arrivato all’improvviso (trafelato perché è sceso improvvisamente dal veicolo che anticipava la testa della corsa) per passare appunto la borraccia a Bekele.

https://youtu.be/wtsIYDy8Z8s?t=1h56m18s

Tutti pensano che assumere integratori al 40° non sia così rilevante, perché a quel punto della corsa non ci sono i tempi specifici affinché ciò che si assume arrivi adeguatamente ai muscoli per essere utilizzato. E poi, avete visto quanto ha bevuto Bekele? Praticamente niente: tre rapidissimi sorsi che ha immediatamente sputato, a far pensare che la bevanda assunta contenesse aceto piuttosto che …

Qui è appunto nata la discussione (e i sospetti): che senso ha bere praticamente niente (vista la velocità di assunzione e l’immediata eliminazione dalla bocca) a pochissimi minuti (poco più di 6′), considerando che una sostanza, per quanto sia rapida ad essere assunta, può entrare in circolo ed essere utilizzata dai muscoli appunto in 5-6′? Eppure, assunta la bevanda l’accelerazione di Bekele è stata praticamente immediata ed inaspettata.

Il team di Bekele non aveva previsto che lui assumesse integratori a quel punto della corsa, ma semplicemente acqua. Invece la bevanda preparata per Bekele è molto particolare. Non pensate subito ad una sostanza illecita: è stata studiata da un team di fisiologici specialisti delle prestazioni sportive di resistenza e prodotta da Maurten, un’azienda di Goteborg. Questa bevanda, che sarà commercializzata nel 2017, consente all’atleta di assumere rapidamente un’alta quantità di carboidrati e metterli rapidamente (qualche decina di secondi) a disposizione dei muscoli. Si tratta di una sostanza ad alta concentrazione, ma che non impegna lo stomaco. Gli integratori attualmente in commercio non consentono di assumere elevati dosaggi, pena un senso di nausea, di vomito e tempi lunghi di digestione. Per questo motivo è necessario calibrare bene il dosaggio.

Inoltre, la tecnica di assunzione di Bekele non è comune: ricordate che avevo già descritto questa tecnica particolare proprio un paio di anni fa (vedi newsletter n.360 del 6/10/14 “Rifornimenti: non solo bere”)? In quella NL avevo riportato che molti ciclisti non ingeriscono quello che bevono, ma lo sputano dopo qualche secondo. Bekele ha attuato proprio questa tecnica.

E non è tutto: Bekele ha anche seguito un’alimentazione particolare, della quale però non ci sono dettagli, ma si sa che è basata essenzialmente sull’assunzione di molti carboidrati, come si faceva 20 anni fa, prima che si pensasse che le proteine assunte nei pasti pre gara fossero vantaggiosi per il maratoneta.

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Chi vede lo sputo segnalato da Orlando? Il ‘play’ è già al punto giusto. Reintegratore o no, solo il miglior Eliud Kipchoge può battere questo Kenenisa Bekele, ho scritto nel commento, senza che l’etiope sia al top, oltre che anagraficamente avanzato. Ma come diceva Renato Canova è ancora il migliore al mondo quando è in salute, quasi imbattibile quando sente il profumo del traguardo e non è troppo stanco.

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