La maratona di New York, il sogno di una vita, tanto desiderata, tanto attesa. Quasi un anno di ‘parecio’ come dice Serena, mesi di aspettative, sogni ad occhi aperti ma sopratutto di preparazione fisica e mentale …

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Dopo l’ultimo incontro con il Coach (percorso difficile, tanto vento, attenzione ai tombini …) avevo messo da parte tutti i miei buoni propositi su come gestire la gara: l’ importante è portarla a termine mi son detta, in fin dei conti è la maratona di New York!

I giorni antecedenti l’ evento ho cercato di risparmiare le energie, ma come possibile evitare di girare per le vie di Manhattan, assaporarne gli odori, ascoltare i rumori, vedere i mille colori autunnali?

Questa città è travolgente e io mi son fatta piacevolmente trasportare. E così nonostante gli avvertimenti, i chilometri a piedi si sono inevitabilmente accumulati.

E il tanto atteso momento si è presentato presto alle porte: sveglia all’alba, vestizione pre gara rigorosamente all’ultima moda e pronta ad affrontare i 42,195 km.

Passata la lunga ma piacevole attesa prima della partenza (grazie amici runners per aver contribuito a stemperare la tensione!), il ponte di Verazzano appare davanti a me e dopo l’ ultimo ‘ DAI DESSO ‘ collettivo di incoraggiamento, le mie gambe sono già in movimento.

I primi chilometri sono un continuo destreggiarsi tra la folla, ma una volta percorso il ponte ho trovato subito il mio ritmo; ritmo scandito dai supporters ai bordi delle strade e dalla continua e incessante musica di sottofondo: pura adrenalina sentire urlare il proprio nome miglio dopo miglio.

E cosi ho iniziato a crederci, a capire che il ritmo che mi ero imposta sarebbe stato il mio ritmo fino al traguardo finale. Le mie gambe c’erano, la mia testa anche, ma sopratutto il mio cuore era li!

La fatica da 30km in poi si è fatta sentire, ma ormai ne mancavano ‘solo’ 12 … il solito giro del martedì! Mi son detta. E con questo pensiero mi sono portata fino a Central Park percorrendo prima il continuo sali scendi della Fifth Avenue.

Passato il Plaza Hotel affronto la curva di entrata del Parco ed ecco che mi rimangono gli ultimi chilometri da correre: non pianeggianti, ovviamente, giusto per dare un po’ di brio finale dato che di salite non ne avevo affrontate già abbastanza!

Salto l’ ultimo ristoro e corro verso il traguardo finale! Le lacrime scendono ininterrottamente sul mio volto, un mix di fatica, gioia e tanta soddisfazione … 3:32:07 (= 1:46:00 + 1:46:07)! Good Job Roby!

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