Forse la dicitura non è stata registrata dal team Sky, quindi possiamo trovarla tranquillamente fin dalla copertina di CORRERE 392 – giugno 2017 …

Correre 392_201706_000-020

Possiamo agire su 6 fronti, ma possiamo focalizzarci anche su uno solo come approfondisce Orlando in precedente newsletter (applichiamo?).

Correre 392_201706_021-22

Un gruppo di ricercatori americani dell’Università del Wisconsin ha trovato un semplice modo per far migliorare in maratona podisti che non incrementavano le prestazioni cronometriche. Sono partiti dapprima da uno studio della biomeccanica di 193 podisti che hanno concluso una maratona (non specifica) con tempi compresi tra 2h20’15 e 5h30’20”.

Lo studio ha rilevato i parametri delle seguenti azioni tecniche: lunghezza della falcata, tempi di contatto al suolo, flessione massima del ginocchio nella fase di contatto al suolo, flessione massima del ginocchio in fase di volo, estensione massima dell’anca in fase di volo, flessione massima dell’anca in fase di volo ai chilometri 8 e 40.

Il peggioramento dei parametri di queste situazioni tecniche, che interessano indistintamente sia il podista dilettante sia il professionista, ha consentito di definire quali sono gli aspetti muscolari che risentono maggiormente della stanchezza. Ne è stato però definito uno di ben specifico.

Si tratta della flessione del ginocchio in fase di contatto: il differenziale tra il passaggio al 8° chilometro ed il transito al 40° è pari al 3,2%. Basta pensare che un solo grado di peggioramento rileva un accorciamento della falcata di 7 centimetri.

Ai soggetti che hanno aderito alla ricerca, che prevedeva la partecipazione ad un’altra maratona da correre 6 mesi dopo la prima, è stato raccomandato di svolgere la medesima preparazione sostenuta in occasione della prima prova, ma è stato proposto di eseguire un protocollo specifico di esercizi di rafforzamento muscolare.

La rilevazione dei parametri tecnici eseguita nella seconda maratona (sempre al 8° e 40° chilometro) ha evidenziato un miglioramento medio degli aspetti meccanici, e ciò era già sufficiente per verificare che con una semplice programmazione muscolare si subivano meno i segni della stanchezza.

La flessione dell’articolazione del ginocchio si era ridotta a 1,94% (in confronto a 3,2% della prima maratona), pari ad un accorciamento della falcata mediamente di 13 cm, a differenza dei 20 centimetri abbondanti della prima maratona. Il miglioramento cronometrico medio dei partecipanti alle due maratone è stato superiore a 2′.

Il protocollo del lavoro muscolare che i maratoneti dovevano svolgere prevedeva una serie di esercizi per le gambe, ma i tre specifici per il miglioramento della tenuta del ginocchio in fase di carico erano

  1. squat a 90°
  2. affondi
  3. balzelli a piedi pari

Gli esercizi dovevano essere eseguiti una volta la settimana (con estensione a due per chi se la sentiva), iniziando con 10 prove per ogni esercizio ed aumentandole di 2-3 unità ogni settimana (definito come incremento di sicurezza), fino ad un massimo di 30.

20170530_090808_crop_res

Orlando si è focalizzato sul punto 4, Christian Taylor su 5 e 6, avendo assodato i primi 4. Continuiamo a parlare di salto triplo, nel bene e nel male?

Share