Un anno e mezzo dopo torna Antonietta Di Martino per ricordarci pezzi di storia e visioni di futuro (sempre in atletica) con ritmato botta-risposta di Giulia Zonca nell’ultima rivista FIDAL

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Ha fatto pace con l’atletica? “Mi sono staccata per guardarla da lontano. O meglio per ignorarla per un po’. Ne avevo bisogno. Mi sono disintossicata perché ero proprio stanca, anzi direi sfatta”.

Cosa l’ha portata a quel punto? “Ero provata, stufa dell’ambiente, l’infortunio che mi ha chiuso le porte ai Giochi del 2012 mi ha messo al muro. Sono saltati tutti i punti di riferimento. Ci sono stati degli sbagli, i medici non ci hanno capito molto all’inizio. Dalla prima radiografia non si è vista la gravità. Io non camminavo neppure, ero spaesata”.

Per questo in quel periodo si è rivoltata contro tecnici e dottori? “La delusione è stata così forte che ho dovuto staccare e mi sono presa tempo per me stessa: avevo messo la mia vita privata in un angolo e quando l’ho ripresa tutta d’un colpo ho fatto pure i miei disastri. Ci sta. Ora sono felice”.

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Che è successo tra l’infortunio e il ritiro? “A un certo punto ho realizzato che avevo bisogno di troppo tempo, venivo da due anni di faticosa riabilitazione, di vero dolore fisico quotidiano. Me ne serviva forse un altro in quelle stesse condizioni, non ero più una bambina, stavo cambiando. Un mattino sono andata ad allenarmi, ho fatto tecnica, mi sono seduta stravolta e in pratica ho smesso lì, davanti al saccone”.

Ha fatto dei bilanci? “Ho dato il massimo da atleta, il 100%. Non potevo andare oltre quello che ho realizzato. Mi sono adattata a tutto e sto parlando di limitazioni notevoli. Lo rifarei, però è stato tutto cercato, inseguito. La mia carriera mi ha riempito di soddisfazioni e mi ha anche logorato”.

Non cambierebbe altro? “Se penso a tutti i guai fisici che mi sono capitati… ho fatto miracoli. Volevo le medaglie e le ho avute, volevo sentire l’Inno in una manifestazione importante e agli Europei indoor di Parigi è successo, volevo fare pubblicità e mi hanno chiamata. Mi ero prefissata una serie di obiettivi puntando molto in alto e ci sono arrivata”.

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P.S. 2020/08/03 … A Tenerife in un raduno ad aprile mi feci male al ginocchio e capii subito che non era una cosa che sarebbe passata facilmente. Le risonanze non mostravano praticamente nulla e continuando ad allenarmi mi andarono in necrosi la tibia ed il femore: cosa molto grave. L’osso praticamente diventò trasparente e morì, ci vuole tempo per farlo rigenerare: a me impiegò un anno e mezzo

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