Ero fortunato a metà anni ’90, quando ero seguito dal Migliore e da un’equipe con un ottimo fisiologo che ormai praticava l’arte come medico del lavoro. “Ottima fotografia del periodo!” mi rispose quando gli inviai l’elaborazione del test successivo alla sua valutazione sul tappeto speciale, lungo in maniera esagerata, che portavo a fondo scala fino a 24km/h. “Un tempo vedevo grafici di questo tipo quotidianamente, qui mi capita ogni mai“, verificando poi che la prova estesa sui 1’000m ben corrispondeva a quella ridotta.

Grafici LA-bpm vs. velocità_19961116

Tutto molto manuale ancora nell’autunno 1996 (ultimo tentativo di ripresa agonistica, ma ero già irrecuperabile): incrementi ogni 200m, trascrizione a mano di tempi/velocità/pulsazioni, inserimento/elaborazione nel programma in BASIC da lui sviluppato e i cui grafici corredavano da molti anni le pubblicazioni in Atletica Studi. Non c’era tanto altro e non serve molto di più per chi sa usare la matita. Poi i sistemi automatici permettono di mangiare numeri a migliaia.

Grafico LA vs. velocità_20070416I test incrementali sono ancora validi, soprattutto se eseguiti in modo preciso e ripetibile, come tutti gli esperimenti scientifici. L’importante è conoscere i limiti di estrapolazione, ovvero intuire fin dove estendere le interpretazioni oltre il territorio di indagine. In avvicinamento all’esordio di maratona nella primavera 2007 cercai un ultimo conforto numerico in settimana pregara, imbrigliando un ritmo a me sconosciuto per 42,2km. Vidi le 2mM/L appena sotto i 3’40″/km, mentre io pensavo di essere più vicino a 3’30”. “Tu come mezzofondista puoi sperare di correre la maratona anche a 2,5mM/L” mi disse Sergio. E così successe in una bella giornata di sole, buona per un pic nic in Prato più che per il crono. Per rendere più predittivo il test avevo sostituito le molte prove su 1’000m con due soli prelievi dopo 10′ a velocità costante.

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