29ottobre_cover-800x600commerciale, superficiale, banale … è un giudizio che si può torcere a favore se riferito a qualcosa che funziona, DeeJay Ten come NYC Marathon.

Per undici anni di fila, fino a tre anni fa, questo era il giovedì della partenza per New York. Partenza giovedì e ritorno il lunedì sera, in tempo per essere in onda il martedì mattina. Metà vacanza e metà sofferenza.

Per chi corre, la Maratona di New York è veramente il punto di arrivo, per molti addirittura il sogno di una vita. Ed è un sogno che ha tutte le ragioni di esistere, anche se i puristi la possono definire commerciale, superficiale, banale.

Correre per quarantadue chilometri su quelle strade, con quella luce e tutta quella gente è un ricordo che poi ti porti dentro per sempre.C’è però un aspetto che ho sempre detestato ed è quello che stamattina, nel dormiveglia, mi è tornato in mente.

NYC2010_merge_res050La partenza. La gara prende il via, a seconda della wave in cui siete, tra le 9.50 e le undici e dieci. Però bisogna essere sul posto, tassativamente, entro le sette. Ci vuole un’ora abbondante per arrivarci, quindi si lascia l’albergo sempre intorno alle cinque, cinque e mezza, ma prima bisogna aver fatto colazione ed espletato tutte le vostre funzioni del mattino.

Senza contare che per l’agitazione probabilmente non avete chiuso occhio. Ah, dalle sette a quando si parte si sta in cinquantamila su un pratone ghiacciato e spazzato dal vento di novembre. Quando arriva lo sparo praticamente siete già morti. Certo, da lì in poi è bellissimo.

Domenica mattina mi mancherà, ma neanche troppo.

Come non sfruttare la scia di Linus per inserire due corposi link e due belle foto?

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