_MG_2443_FBe quando l’ho visto arrivare dopo il ristoro del 35°

mi sembrava un’angelo mandato dal cielo

CIAO a TUTTI,

dopo la dura batosta a Padova in aprile sinceramente rifare una maratona non era la massima aspirazione. E dopo gli eventi che tutti sapete mi sono trovato il deserto intorno, quindi dovevo pian piano cominciare a ricostruire la mia vita. Uno di questi progetti era ricominciare a Scuola di Corsa, voi magari non potete sapere ma i vostri incitamenti, voluti o dovuti dalla situazione, per me sono stati come mettere benzina nel serbatoio, più di quanto potete immaginare. E questo mi ha dato la forza per ritornare. Quando poi mi è stata regalata l’iscrizione alla Venice Marathon, ho sentito il calore e l’affetto di una famiglia, che non potevo rifiutare.

Dentro continuavo a sentirmi vuoto, una sensazione strana, e le gambe non andavano, mi sembrava di essere stato fermo per un anno. Con la costanza nei vari allenamenti e il supporto di tutti mi sono rimesso in moto, fino alla mattina del 26 ottobre, dove ero pronto per ripartire. Quella mattina c’era un’atmosfera particolare, temperatura giusta, compagni affiatati, stato fisico ottimo, dato anche dal bollino verde e dall’ok del coach prima dello sparo: non potevo volere di più.

_MG_2444_FBPronti, via! Partiamo tutti assieme, anche se potrei essere due griglie più avanti, ma ho voluto stare nel gruppo dove mi sentivo bene, circondati da un panorama stupendo. Con il passare dei chilometri il serpentone di runner si sfoltisce così si possono definire meglio le traiettorie, le curve. Nell’attraversamento dei centri cittadini è una sorpresa vedere tutta quella folla per noi: dare il cinque ai bambini, che cercavano le nostre mani allungando le loro, mi ha caricato meglio del ristoro Enervit al 30°.

Comincio a scaldarmi e dal 15° fino a Mestre devo frenarmi perché le gambe tirano, ma so che la maratona comincia dal 30°, quindi devo risparmiare, come mi aveva consigliato il grande Mocce. Tutto bene fino al ponte prima di entrare al parco, ma sento che i km ci sono e quindi decido di rallentare un po’: giro dentro al parco, tanto bello quanto breve, poi cavalcavia che ci porta sul ponte della Libertà, intanto supero i primi morti.

Il Mocce mi ha detto che sul ponte dovevo guardare basso e non in fondo, la tentazione di alzare la testa per vedere dove finisce quel czzzz di ponte è alta ma … testa bassa e corri. In più mi sento forte perché sto tirando qualcuno dall’inizio del ponte. Mi sento un po’ lepre e intanto i km passano, tengo il ritmo ma comincio a sentire la fatica. Le gambe stanno finendo il carburante e capisco che da quel momento la forza di volontà avrebbe fatto la differenza. Al ristoro del 35° rallento per idratarmi bene, sapendo che dopo sarebbe dura ripartire, ma la voglia di arrivare vince la fatica.

_MG_2454_FBComincio a pensare che la cosa migliore in quel momento sarebbe camminare, ma non faccio in tempo a concludere il ragionamento che vedo Alessandro venirmi incontro, un angelo mandato dal cielo: grande, grande, come mi ha promesso è venuto a prendermi. A questo punto devo correre fino alla fine! Mi porta la borraccia dell’acqua, mi incita, mi supporta e mi dà forza. Intanto arriviamo a Venezia, che spettacolo, bellissima, io conosco bene Venezia, ma vista in questa condizione non ha precedenti. Comunque mancano ancora tanti km e soprattutto i fatidici ponti.

Continuo a raccogliere morti col dubbio di essere il prossimo. Arriviamo ai ponti e facendoli capisco quanto costano, ma non ho scelta: il Mocce tira e devo seguirlo. Arriviamo in piazza San Marco e l’emozione è davvero forte, sfilare come su una passerella mi fa sentire come un personaggio importante con tutte quelle persone che incitano. Dopo la svolta a sinistra vedo Enrico che esulta con non mai l’avevo visto: sono tutte piccole gocce di benzina che riempiono il serbatoio ormai vuoto. Usciamo dalla piazza sapendo che non manca tanto ma ci sono ancora ponti che non avevo considerato. Arrivati all’ultimo vedo il traguardo a 200m e penso “è finita!”. Arriviamo gloriosi tenendoci per mano: poi un’abbraccio caloroso e liberatorio con Ale.

Sono stati i 5 mesi più duri della mia vita, di dura fatica fisica e sopratutto mentale, ma hanno contribuito alla mia rinascita. Con il cuore un grande GRAZIE a TUTTI.

Share