Cecchinato a San Giuliano sulla via di San Marco, armato di gel per vendicare la delusione di 4 anni fa

Iscritto all’edizione 2020, posticipato a ottobre 2021, a luglio inizia torrida e afosa preparazione, attenta più ai chilometri per arrivare al traguardo, che ai ritmi per correre veloce.

Mi avvicino alle griglie con Roby, che devia con le carrozzine, poi stempero l’ansia con Daniele Bano in attesa della partenza, puntuale alle 9:40 e mi attacco subito ai palloncini delle 3h50′.

In compagnia di Daniele Lavarda fino a 15km, dove mi fermo al ristoro per recuperare senza fretta, nessun tempo prefissato, solo voglia di finirla: intanto 1h57′ alla mezza.

Passo Mestre e si avvicina l’incubo di parco San Giuliano: il fantasma del ritiro mi fa un brutto scherzo alle gambe che sembrano non voler girare più. Cammino e riparto a 31km.

Spinto dalla Roby, che mi raggiunge con le carrozzine, capisco che posso e devo farcela: con calma attraverso il Ponte della Libertà e mi fermo a 38km per un po’ di stretching.

Le gambe non ne vogliono più sapere di correre. Mi raggiunge Flavio e andiamo avanti per finirla. Arriviamo insieme a piazza San Marco: finalmente la posso assaporare dopo 40 km.

E per me è una meraviglia vedere tutte queste persone che tifano e incitano, ma qui iniziano i crampi. Mi fermo cercando di allungare la zona inguinale e riparto, Flavio ormai lontano.

Provo a finirla. La devo finire. Dopo quei dannatissimi ponti e le gambe che non ce la fanno più finalmente vedo il traguardo e con le lacrime agli occhi posso finalmente gioire dopo 4h20’24”.

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