Era ben visibile con la sua chioma spesso rossa e spesso davanti nelle gare lunghe su pista, nei prati del cross e nelle corse su strada. E mi era scappata subito da Vedelago, all’inizio della Maratona di Padova 2007, il mio esordio, poi ripresa a Castelfranco, staccata verso Resana e riavvicinata dopo Campodarsego.

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Avevo smesso di fare calcoli, la mente annegata nella nuova fatica dopo +30km, ed è stato un consiglio tecnico del suo allenatore (Stefano Cecchini?) a risvegliarmi dal caloroso torpore verso Ponte Vigodarzere. Qualcosa del tipo ‘devi aumentare per scendere sotto le due ore e mezza‘.

Un comando che scese dal timpano alle gambe senza passare per il cervello. Così mi bevvi l’Arcella e via Codalunga, saltando la ferrovia, prima di trovarmi sulla graticola del porfido nel centro, entrare nel lungo tunnel di via Roma e Umberto I che si apre improvviso su Prato della Valle.

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Breve rettilineo e la certezza – tabellone in vista – di scendere sotto le 2h30′, 2h29’55”, Vincenza poco sopra, vittoriosa in h30’34”. Da qualche tempo la Sicari sta lottando con il crono della vita.

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