In attesa dell’analisi tecnica del TdF 2016, nel mese di luglio il Dott. Mito ci regala due perle, neanche tanto rare, ma ormai scomparse dal panorama troppo patinato e (quasi) tutto social del running …

201607_Allenabilità nello Sport

2016/07/07 due spezzoni e conclusione (attenti all’ultima frase) …

Jim Ryun è l’esempio paradigmatico per spiegare il concetto di ALLENABILITÀ, qualità che solo grandi atleti esprimono ai massimi livelli. Anche qui, come per l’ altitudine, esistono “high responders” e “low responders” allo stesso stimolo di allenamento. Sorprendentemente il margine di miglioramento non ha nulla a che vedere con il livello prestativo iniziale 

Nonostante la mancanza di “scuola ciclistica”, sorprendenti e grandi progressi di performance portarono Toni Rominger a diventare uno dei migliori ciclisti al mondo negli anni 90, grazie soprattutto alla sua capacità di sopportare grandi carichi di allenamento

Un aumentato RIEMPIMENTO DIASTOLICO, quella fase del ritmo cardiaco in cui le cavità ventricolari si rilassano, riempiendosi del sangue refluo dalla periferia, sembra essere in gioco nel quantificare il grado di allenabilità. È il VOLUME TOTALE DEL SANGUE  (plasma più globuli rossi) che determina l’ entità del riempimento diastolico. Gli atleti che più rispondono all’allenamento sono quelli che, naturalmente, aumentano più di altri il volume ematico in risposta ai carichi di lavoro.

201607_Prodigiosi Corridori Africani

2016/07/17 dopo aver cercato sostegno nel minor PESO DISTALE (*), nella miglior TERMODISPERSIONE, nella vita in ALTITUDINE di varie etnie, Michele Ferrari conclude … gli atleti degli altopiani rimangono comunque assoluti dominatori delle corse di fondo, almeno fino a quando gli atleti caucasici ritroveranno le giuste motivazioni e i migliori protocolli di allenamento per contrastarli: si tratta dunque di un problema di reclutamento di talenti, che vanno incentivati, anche economicamente, e messi nelle condizioni di sviluppare le loro qualità.

(*) Una recente ricerca (Eur J Applied Physiol , 2012 ; 112 : 3797-3806) non ha però dimostrato differenze significative nella efficienza di corsa tra maratoneti europei da 2h08’ e maratoneti keniani di pari valore, suggerendo che il dominio africano dipenda da altri fattori.

 
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