Il racconto del Pasina alla Verona Marathon mi fa liberare la memoria e una classifica personale. Al primo posto sicuramente Abdon Pamich alle Olimpiadi di Tokyo 1964 nella 50km di marcia: anche la striminzita biografia di wikipedia dedica 2 righe su 6 alla scarica vincente prima del polposo palmarès: 5 partecipazioni come Mennea (con oro).

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Al secondo posto ci metto Robert De Castella alla maratona di Rotterdam 1983: disturbo intestinale risolto in corsa con spugnaggi volanti ben visibili dopo 3′ (zoom a 4′), prima di seminare tutti – Carlos Lopes nel rettilineo finale – su ritmi quasi da record del mondo (qui qualche nota tecnica, qui miglior video).

Al terzo posto metto il mio esordio alla Maratona del Santo 2007, quando andava da Vedelago a Prato della Valle. Complice forse l’assaggio di uova e asparagi del giorno prima, ho sentito sempre maggior pressione dopo metà gara, finché non ho visto lo slargo giusto prima di Ponte Vigodarzere. Al rientro, chi mi seguiva da lontano si è stupito della mia velocità ‘come caso gheto fato?‘.

20070422_MaratonaPadova_Small_Arr00024Pit stop degno della Formula 1, utilizzando al meglio l’avvolgimento di carta infilato nei pantaloncini, giusto per farmi riprendere dalla prima donna, ascoltare gli incitamenti del suo allenatore e, staccandola, credere che potevo ancora scendere sotto le 2h30′.

Eccomi quindi centrare entrambi gli obiettivi (non potevo certo vincere) e completare il racconto tecnico di quasi 5 anni fa dove trovate anche Daniele Meucci, protagonista di tormenti intestinali all’ultima maratona mondiale di Pechino.

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