Ormai la sua vita sportiva è uno slalom sul filo dell’interpretazione fra dolore e infortunio: uno gestibile, l’altro devastante. Gas mi ha chiesto una mano prima della Lupatotissima, 100km in pista, “cosa posso fare per migliorare la condizione?“. Nella sua routine ormai consolidata abbiamo tolto qualche lavoro lungo, spezzandolo in due o spalmandolo nelle uscite in bici, tanto per non risvegliare la periostite tibiale, e inserito qualche frazionato lungo in pista per calibrare gli appoggi. Poi gli ho proposto un paio di esercitazioni che risvegliassero la muscolatura e gli facessero aumentare l’escursione del passo. Lo stimolo purtroppo si è trasformato in sofferenza per il retrocoscia che lo ha costretto a riorientare l’obiettivo (sempre in pista) dalla 100km di fine settembre alla 24h di metà ottobre nel modo vincente che ci ha raccontato. Al di là della prestazione mi sono arrivati subito i ringraziamenti per il mio contributo: difficile per me entrare negli schemi mentali di un’ultra, più facile supportare quelli motori e fisiologici. Poi l’uomo che corre miscela il tutto.
quadro @gapingvoid
Fotografia cruda e spietata, ma io credo che “ le cadute servano per imparare anche a rialzarsi” ovvio se non succede è meglio ma se sei motivato a fare quello che ti appassiona niente è irrisolvibile. Ci vuole pazienza, quella si, e tanta.
Gli infortuni se li analizzo , per lo più si sono presentati quando mi sono portato al limite; ma per me è così, solo così riesco ad esprimermi. Se do tutto, anche se va male, sono sereno. Se non lo faccio significa che non ho lavorato bene e potevo far meglio.
GRAZIE per il CONTRIBUTO: ti aspetto alla prossima IMPRESA!
Grazie a te,
Temevo non si fosse registrato in quanto il testo come adesso, e’ grigio anziché nero.
A presto.
Gas
Con la prima approvazione ora sei abilitato a commentare sempre. Enrico