Scrivendo dell’esordio di Andrea LALLI alla Venice Marathon e avvicinandoci a quella di NYC, si sono attivati alcuni link nella mente, soprattutto pensando al rispetto per i 42,2km. Ieri scrivevo di Ryan HALL, ancora alla ricerca della sua defining race, la gara esemplare per cui un atleta è ricordato, e mi è venuto in mente Stefano BALDINI, che ne ha una manata da condividere fra medaglie ai campionati europei e mondiali oltre all’oro olimpico di Atene 2004.

Baldini_Atlanta 1996_01

Queste sono le immagini di Atlanta 1996, quando Stefano venne sverniciato dal treno TERGAT, GEBRSELASSIE a quattro giri dalla fine dei 10’000m (qui il video che non si lascia incorporare). BALDINI aveva già esordito in maratona a Venezia l’anno prima con 2h11’01”, arrivando sesto anticipato da due italiani sui primi gradini del podio, Danilo GOFFI con 2h09’26” (anche lui all’esordio) e Giacomo LEONE in scia con 2h09’34”.

Sapeva che il suo futuro sarebbe stato in maratona, ma avrebbe passato ancora molti anni a perfezionarsi sull’anello gommoso prima di allungare su strada. Già nell’autunno 1996 dimostrò resistenza adeguata e abilità tattiche di vertice assoluto vincendo il campionato del mondo di mezza maratona. Senza molta preparazione tentò il raddoppio nell’immediata maratona di NYC, conscio dei propri limiti, ma si trovò completamente senza benzina all’ingresso di Central Park. Lui stesso racconta in una battuta di aver raggiunto la zona di arrivo in taxi. La controprestazione fu comunque sommersa dalla clamorosa vittoria di Giacomo LEONE. Stefano ricalibrò gli obiettivi, seppellì le urgenze e costruì la storia nota a tutti, almeno negli esiti medagliati: forse non era il migliore, ma diventò il più forte nelle occasioni importanti.

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