Dal convegno di Ferrara Giggi è diventato il nostro kenyano-irpino per le partenze spavalde e la tenacia con cui prova a reggerle nei giorni buoni. Poi arrivano giorni meno buoni e gare più lunghe, sempre pensando a quelle più lunghe

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Si dice che ogni Maratona ha una storia diversa, emozioni diverse, preparazioni diverse. È vero e posso dirlo anche questa volta. Partecipare ad una maratona è qualcosa di straordinario, correre in quella più veloce del mondo è fantastico, ma correre la tua seconda Major dopo New York nel giorno di due record del mondo su due credo sia qualcosa di davvero unico che non puoi neanche descrivere.

Dopo la maratona di Padova avevo preso anche coraggio sperando e pensando di poter riuscire quantomeno ad avvicinarmi di più al muro delle 3h30’. Almeno porsi degli obiettivi può aiutarti ad affrontare le gare in maniera diversa e con uno stimolo in più.

Questa volta faccio un allenamento più che altro solitario sganciandomi da Alberto e Lorenzo che mi hanno accompagnato per buona parte del pre Padova. Ho anche la fortuna di riuscire di effettuare 10 giorni di preparazione nel fresco dell’Islanda durante le ferie in maniera tale da prendere anche un pò di fiato dalla calura estiva.

Partenza il venerdì pomeriggio con tutti gli allegri Nico Runners da Venezia. Insieme a Franco e Ale Zanin siamo alla nostra seconda Major avendo già partecipato insieme a New York. Serena questa volta sarà a riposo. Iana ormai è già una stakanovista quindi è la più “esperta” del gruppo in quanto a maratone estere. Invece Alberta e Laura sono alla seconda maratona assoluta e la prima estera.

Il sabato mattina vogliamo acculturarci un pochino prima di andare al ritiro dei pettorali. Una roba immensa, spettacolare. Certo che ritirare i pettorali e pranzare su una pista di un aeroporto mette un pò di soggezione. Ma comunque mi viene consegnato un Bib number 15855.

Sembra un numero di telefono. Arriviamo alla sera prima della gara. Durante la cena mi arriva un’ansia che mi insinuano dubbi per quanto riguarda la maratona. Ad un certo punto mi sento come se non avessi neanche una chance. Ho una brutta sensazione a riguardo. Ma grazie all’appoggio degli altri Nico Runners un pochino stempero quest’ansia.

Domenica mattina sveglia alle 6.00 e lì faccio una cosa mai fatta. Faccio colazione prima di una gara. Non lo avevo mai fatto. Neanche per le maratone. Si vede che non tira una buona aria per me. Con calma arriviamo in zona di partenza. Mi sono già isolato da tutto e da tutti.

Non sono ancora convinto di partire. Il cervello si spegne e smetto di pensare. Non riesco ad essere lucido come avrei dovuto. Arrivati in gabbia di partenza mi isolo ancora di più. Dopo un cenno d’intesa non tanto convinto da parte mia con tutti gli altri compagni si parte.

Parto spedito con una media già da subito sotto i 5. Questo è il primo segno della mia lucidità. Ma non riesco a collegare gambe e testa. Sto correndo ma è come se fossi da tutt’altra parte. Non riesco a concentrarmi sulla maratona ma continuo a correre.

Intorno al 10 km incontro in sequenza Serena e Leo che mi incitano. Siete stata la cosa più bella della mia gara. Solo al 17° km realizzo cosa sto facendo. Andare ad una media di 4.48. Non sarà troppo eccessivo? Decido di portarmi ad una media più accettabile per me.

NatGeoTV - Braking2 2017

Così arrivo alla mezza qualche secondo dopo l’1h46’. Il mio primo obiettivo di gara è andato (cercare di arrivare alla mezza entro 1h47’) Al 25° km mi viene su una fame allucinante. Devo effettuare ancora 17 km ed ho già fame?

Ma come è possibile. Meno male che ho fatto anche colazione. Decido di mangiare mezza banana, tanto a Padova allo stesso km ne ho mangiata una e mi ha un po’ aiutato. Ma stavolta invece è stata la svolta negativa per la mia gara.

Al 30° km la banana mi risale proprio davanti un ambulanza. Proprio qua vi dovevate mettere?! Scendono e mi fanno salire in ambulanza per farmi ritirare. Ma siete matti?! Ho fatto migliaia di km per ritirarmi al 30° eh no! Io da qua non me ne vado senza medaglia.

Così convinco queste bravissime persone a lasciarmi andare e proseguire. Maledetti, mi avete fatto perdere 10 minuti e mi avete fatto raffreddare. E adesso chi riparte più?

Così ho deciso di proseguire gli altri 12 km facendo più che altro spettacolo con le persone che si incitano ma potrebbero anche fare di più. 35°, 37° e sento che potrei ricevere di più dal pubblico.

Così decido di incitare io loro ad incitarci. Cavolo, fate un po’ più di casino, abbiamo bisogno di voi. E quando meno te lo aspetti difatti Leo mi ha dato la spinta per fare in modo che io possa arrivare alla fine. D’altronde ne mancano solo 4.5 di km.

Dopo 200 metri mi raggiunge Iana che mi chiede di arrivare sul traguardo insieme. Corricchio con lei ma la testa mi dice fermati e prosegui passeggiando. E sappiamo tutti che se la testa decide una cosa quella è. Soprattutto dopo il 30° km in maratona.

Maledetta ambulanza. Proprio lì dovevi metterti. Proprio al 30°? Fatto sta che ormai manca poco e così mi guardo intorno cercando di godermi tutto il contorno della gara.

Addirittura al 40° km mi fermo a fare aperitivo con 4 tedeschi che mi offrono gentilmente un bicchiere di prosecco a cui non posso dire di no. D’altronde ormai che la gara è andata facciamo un pò di scena.

Al 41° mi intrometto in un selfie di una coppia che lascia fare facendosi anche due risate. Magari staranno ancora pensando ancora alla mia deficienza. Ma poco dopo vedo la porta di Brandeburgo.

“SONO GIÀ ARRIVATO? ORA CHE MI DIVERTIVO!” e dopo aver caricato il braccio e dato il 5 ad un cartello “TOUCH FOR POWER” sciolgo la bandiera che avevo intorno alla vita e “parto in volata”.

Almeno al traguardo voglio arrivare correndo. A 200 metri dal traguardo mi sento urlare “VAMONOS MEXICO”. Tu hai preso la mia bandiera per quella messicana? Mi hai preso per un messicano?

Macchissene. Sono sul traguardo e voglio solo finire la mia gara conclusa poi con un 5h11’20”. Il lato positivo di tutto questo è che per 5 ore mi sono girato Berlino e visto le sue bellezze, ho la medaglia con la faccia di colui che è andato ad effettuare il record del mondo in questa stessa gara.

Machissene del tempo. Sono felice perché ho finito una gara in cui avevo rivisto il fantasma del ritiro in maratona che avevo conosciuto a Venezia. Ma stavolta l’ho battuto. In ogni caso ho vinto.

Non importa come sia andata la mia gara, come sia partito o come sia arrivato. Ho vinto perché ho ricevuto la medaglia per essere arrivato. Ho vinto l’ennesima sfida. E questo è ciò che conta. E per questo ringrazio chi me lo ha fatto capire dopo la gara.

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