Cercavo numeri sulla Vuelta 2016 (arriveranno!) mentre dovremo accontentarci di un parziale sul Tour de France (indegno di approfondimento) e poco sotto ilcobra aveva lanciato un link su Allenamenti in Altura 8’000 battute fra storia, errori e miglior pratica in quota …

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dedicando quasi metà articolo all’imprinting da neolaureato … Ho avuto la mia prima esperienza professionale di training camp in altitudine nel settembre 1979: 35 giorni ai 4000m del rifugio Tlamacas, sul vulcano Popocatepetl, in Messico … località ricorrenti nei racconti di corsa, soprattutto per l’esperienza allucinante di involontaria disidratazione nel lungo di 3h ad Amecameca e la vendetta di Montezuma che quasi stese uno dei protagonisti al ritorno in Italia.

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Gli unici ad avere avuto benefici evidenti in termini di prestazione eravamo io e il tecnico, correndo ad intensità moderata: dopo la trasferta la nostra soglia anaerobica era cresciuta del 8% e del 12% rispettivamente, con aumenti della Hb di 1.5 e 2.0g. Anche le nostre prestazioni in gara migliorarono sensibilmente … Negli anni ’90 rafforzai la mia convinzione sui vantaggi dell’altitudine nella preparazione degli atleti e dei ciclisti in particolare: lo stimolo ipossico, presente sia a riposo che sotto sforzo, se opportunamente gestito induceva miglioramenti che andavano al di là del semplice aumento della massa emoglobinica. Un aumento della efficienza degli scambi respiratori polmonari, della mioglobina e dei mitocondri erano probabilmente in gioco: non so quantificare in che misura, ma il risultato finale era evidente …

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Dieci anni dopo i maratoneti italiani … Finalmente dal 1999 ho individuato, in Europa, la località ideale per training camp in altitudine, specie nei mesi invernali e primaverili per ciclisti di alto livello: il vulcano Teide, a Tenerife. L’Hotel Parador è situato a 2100m di altitudine, in una zona priva di vegetazione, all’interno dell’arcaico cratere (vecchio di 2 milioni di anni), enorme catino di circa 30 km di diametro all’interno del quale c’è una strada vallonata di 35 km che rimane tra 2000 e 2300m di altitudine. La zona è raggiungibile da 5 diverse direzioni, con salite di 30-40km che salgono dal mare, con pendenze variabili e sull’isola si trovano numerose altre salite più brevi e ripide a quote inferiori. Ci sono percorsi vallonati a 300-600m di altitudine …

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I runner italiani hanno bisogno di molto meno: non solo gli azzurri, quelli più evoluti e avventurosi cercano percorsi e compagnia fra Etiopia e Kenya (qui Paolo nell’autunno 2012 e qui Simone), ma possiamo farci bastare le Alpi con tante frecce nel lungo arco. Chi non ha franchi per Saint Moritz, località che gli americani ci invidiano, può spendere lire a Livigno dall’altro lato del Bernina per sconfinare all’occorrenza. Noi pedemontani veneti abbiamo l’imbarazzo della scelta dietro casa: a ciascuno il suo Train High (enough) & Sleep Low (enough) a volte forzando la pigrizia per arrivare a 1300-1600m slm.

P.S. per i curiosissimi potrei recuperare l’articolo originale del 1979 in Atletica Studi

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