Un test che vale più per i commenti positivi e unanimi che per i numeri, visto che la concentrazione di lattato è accresciuta dal gesto tecnico vincolato a terra e col ginocchio teso, non solo dalla velocità e dalla distanza.
Poi c’è la lunghezza delle frazioni che consegnano anche un ottimo indice di resistenza, ben maggiore della codifica classica per maratoneti allenati: qui Enrico Arcelli trascrive Luciano Gigliotti che racconta Gelindo Bordin in preparazione alla vittoriosa Olimpiade di Seul 1988.
Ascoltando gli spagnoli qualche anno dopo, ho semplificato il test abbracciando con due frazioni lunghe e costanti la velocità di maratona: Leibar Mendarte parlava di 3-4km in un convegno a Ferrara (metà anni ’90), io ho ridotto a 2×10′ su treadmill nel 2007.
Siamo ancora a 5+ mesi dall’Olimpiade di Rio e 2- dalla gara di Coppa del Mondo, prova unica di selezione, ma sembra che l’avversario più ostico, lo scetticismo federale, sia stato superato anche senza foto …
“Sono numeri – il commento di Magnani – che testimoniano uno stato di forma obiettivamente già elevato. Ma per me, in questa fase, era importante soprattutto ottenere dati concreti, oltre che validati da giudici di gara, considerato che in questa disciplina non è possibile scindere la parte prestativa da quella tecnica”
“Quello che mi ha colpito – il commento di La Torre – è la gestione complessiva della situazione da parte dell’atleta: la combinazione dei dati, a partire da quelli cronometrici, mi pare significativa. E in più, aggiungo che le cose, sul piano tecnico, sono migliorate con il passare dei chilometri, aspetto che non va sottovalutato”
… non è ancora un abbraccio, in attesa dell’arrivo in una gara vera. Poi, buttando un occhio al programma olimpico, c’è margine per doppiare 20km 12/08 e 50km 19/08, sempre di venerdì. O la prima squadra è già blindata? Quanti sanno marciare 5km a 3’56” dopo 10km a 4’12” e altri 10km a 4’06”?
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