bra169Non avevamo avuto molto tempo per parlare due mesi fa – lei doveva fare le sue andature e io rientrare a casa – e mi sono fatto bastare il riassunto “sto facendo le stesse cose che facevo con papà”, quelle che le ho visto fare due anni fa …

Sono fortunati atleti e tecnici in campo a Vicenza perché possono assistere a lezioni magistrali libere, se mai avessero modo e tempo di osservarle. Fino a qualche tempo fa avrebbero potuto rimanere anonime, ma i recenti risultati della figlia Federica non lo permettono più: in un anno da buona allieva regionale è diventata una delle più promettenti junior nazionali, al primo anno di categoria. A stupire maggiormente gli esperti è stata la sequenza di personali ai meeting di Trento, dove ha stampato 2’06”-4’24”-9’28” negli 800-1500-3000m, quando era prevedibile un calo della condizione psicofisica dopo i Campionati del Mondo Under 20 a Barcellona di inizio luglio.

Papà Gianni non lo permette, facendola recuperare fra una gara e l’altra in sequenza quasi incessante da maggio, cercando nel frattempo di costruire la base aerobica e di forza su cui innalzare la carriera che Federica vorrà realizzare. Non è sufficiente essere figlia di due grandi mezzofondisti per avere il futuro garantito: nessuno sconto e nessuna raccomandazione quando si parla di fatica, che rimane una scelta e una pratica del tutto personali.

Sono passato a trovare Gianni e Federica con Camilla e Tommaso in campo a Vicenza il primo venerdì di agosto durante una sessione di ginnastica, forza e coordinazione a corpo libero, a cui sono state aggiunte andature. È stata subito corsa per i bimbi appena hanno preso la misura delle pedane che riempiono la prima curva per accompagnare Federica nei tratti di recupero. Poi hanno cominciato anche a mimare le sue azioni, aggiungendo qualcosa al campo di gioco.

Non so quanto le riuscirà ora che la sua crescita prorompente l’ha portata in due week end a vincere i Giochi del Mediterraneo under 23 e a contribuire in solido alla riscossa italiana all’Europeo per Nazioni sempre sui 1’500m. Il suo personale ora è 4’12″65 in solitudine: facile pronosticare la discesa sotto i 4’10” in gara più combattuta. L’importante è continuare a fare le cose che faceva con papà: qualificare la forza e con la tecnica trasformarla in velocità, mantenere le soglie in corsa continua e frazionata lunga, limare la massima potenza aerobica giocando sui recuperi più che sui ritmi, toccare appena l’anaerobico lattacido che tanto ci sono le gare a stimolare il sistema nervoso. Tutto sul parametro prudente di 3’55”, due in avanti rispetto a due anni fa: tanto le basta per balzare su quello più avanti quando spilla il pettorale sul top.

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