Sorriso di circostanza o profondo rispetto, se non affetto, in questa stretta di mano prima della maratona di Milano?

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Sette anni li separano (1978 vs. 1971), stesso esordio a 24 anni in maratona a Venezia (2002 vs. 1995), stessa vittoria nel mondiale di mezza l’anno dopo (2003 Vilamoura vs. 1996 Palma di Maiorca), stessa predilezione per la maratona di Londra in primavera e New York in autunno: 3 vittorie (2005, 2007, 2008) e 3 secondi posti (2006, 2011, 2012) per il kenyano nella capitale inglese e 2 vittorie (2003, 2007) nella Grande Mela, dove l’italiano ha partecipato dopo il campionato di stagione (1996/DNF, 1997/3, 2002/5, 2006/6, 2007/4), più continuo invece in terra d’albione (1997/2, 2000/6, 2002/6, 2003/2, 2004/4, 2005/5, 2006/5 PB 2h07’22”, 2007/DNF, 2008/12).

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E in questa ultima partecipazione di Stefano a Londra sembrava esserci stati il passaggio di testimone fra il campione olimpico di Atene 2004 (2h13’25” frenato dalla prefratturazione del piatto tibiale) e il migliore dell’ultimo biennio (PB 2h05’15”) che lungo il Tamigi aveva staccato il futuro campione di Pechino 2008, fenomenale 2h06’32” per Samuel Wanjiru (1986-2011) nel caldo umido cinese (2h10’24″/5 Martin Lel, 2h13’25″/12 Stefano Baldini). Quante volte ho letto Martin nella lista dei partecipanti di una grande maratona, poi smentito all’ultimo come DNS? Mi spiacerebbe concludesse la carriera agonistica con Milano 2016/DNF come Stefano con Barcellona 2010. Che poi sta continuando in altre forme.

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