Provo a dare una traduzione più precisa di un mezzo di allenamento già descritto in bianconero che mi piace sempre di più per la qualità e l’adattabilità a gruppi molto eterogenei.

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Dopo il riscaldamento e prima della pioggia ho radunato il gruppo per la foto che poi si è suddiviso in tre per sfruttare la corsia dispari a salire e la pari a scendere (l’ordine cresce verso l’esterno della pista).

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Nell’articolo colorito c’erano già diversi riferimenti tecnici, anche molto evoluti, che traduco in semplicità: rettilineo di 100m accorciato di 10m alle estremità, correre velocemente 80m e rallentare in 10m, ritornare sui propri passi per 10m e correre velocemente per 80m, rallentare in 10m e ritornare sui propri passi per 10m … ripetere per una decina di volte e poi concedersi una pausa di 6’±2 (2 giri di souplesse) per procedere con la serie successiva. I più evoluti possono usare base 100m, i meno evoluti 50m. L’importante è accelerare bene e tenere la velocità di regime fino in fondo. In caso di dubbio partire cauti nelle prime prove, perché il rischio di precoce affaticamento è sempre in agguato quando il confronto si trasforma in sfida. A ciascuno il proprio ritmo, senza copiare Gianmarco. A cosa serve? A svegliare la muscolatura (anche quella cardiaca) e a gestire moderato accumulo di acidosi, come un lavoro in massima potenza aerobica.

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